Si piange soli, chi piange.— Cesare Pavese
Si piange soli, chi piange.
L'uomo è come una bestia, che vorrebbe far niente.
La strategia amorosa si sa adoperare soltanto quando non si è innamorati.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi- questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo. I tuoi occhi saranno una vana parola, un grido taciuto, un silenzio.
È religione anche non credere in niente.
Ognuno trasogna fra sé,tanto sa che nell'alba spalancherà gli occhi.
Le lacrime del mondo sono immutabili. Non appena qualcuno si mette a piangere, un altro, chi sa dove, smette.
Gli occhi dietro alle lacrime come due pesciolini in un mare troppo stretto.
Non è indegno dell'uomo piangere.
Se alle nostre lacrime non porrà termine la ragione, non lo porrà la fortuna.
La risata e le lacrime sono entrambi risposte alla frustrazione e all'esaurimento. Io stesso preferisco ridere, dato che c'è meno da pulire dopo.
Le lacrime del vero attore discendono dal cervello, quelle dell'uomo sensibile salgono dal cuore.
Non vi sono lacrime così perfide come quelle di cui lei fingerà di risparmiarti la vista.
V'è più genio in una lacrima che in tutti i musei e in tutte le biblioteche dell'universo.
Trova qualcuno che ti rovini il rossetto, non il mascara.
Quando lo stoico alza la faccia dicendo: Non piansi mai, ‐ mentisce a sé stesso. Perché non isgorgò la lacrima dal cavo de' suoi occhi, affermerà il superbo non avere mai pianto? Forse sotto la superficie gelata di un fiume scorrono le acque meno rapide al mare?