Vendicarsi di un torto ricevuto è togliersi il conforto di gridare all'ingiustizia.— Cesare Pavese
Vendicarsi di un torto ricevuto è togliersi il conforto di gridare all'ingiustizia.
Non conta l'esperienza per un artista, conta l'esperienza interiore.
Il gesto - il gesto - non dev'essere una vendetta. Dev'essere una calma e stanca rinuncia, una chiusa di conti, un fatto privato e ritmico. L'ultima battuta.
La morte è il riposo, ma il pensiero della morte è il disturbatore di ogni riposo.
Si fa l'elemosina, per levarsi d'innanzi il miserabile che la chiede.
C'è qualcosa di più triste che invecchiare, ed è rimanere bambini.
Io sono qui, e lo so anche, per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi; sarò qui, resterò qui, anche per loro.
Il diritto spinto all'eccesso diviene torto, e l'arancia troppo strizzata sprizza umore amaro.
Solo perché si è paranoici non significa che non si abbia torto.
Quando ci si accorge che l'avversario è superiore e si finirà per avere torto, si diventi offensivi, oltraggiosi, grossolani, cioè si passi dall'oggetto della contesa (dato che lì si ha partita persa) al contendente e si attacchi in qualche modo la sua persona.
È strano come tutti difendiamo i nostri torti con più vigore dei nostri diritti.
Le leggi dell'amore sono matematiche, ma il desiderio frustrato detesta avere torto e c'è sempre un'eccezione in affitto per i cuori disperati.
Chi non capisce ha torto.
E non è che avesse torto, pensava il capitano: da secoli i bargelli mordevano gli uomini come lui, magari la facevano assicurare, come diceva il vecchio, e poi mordevano. Che cosa erano stati i bargelli se non strumenti della usurpazione e dell'arbitrio?
Se sei capace di tremare d'indignazione ogni qualvolta si commette un'ingiustizia nel mondo, allora siamo compagni.
Dimostrare che ho ragione significherebbe ammettere che potrei avere torto.