Il prodigo è arrogante, l'avaro è meschino. La meschinità è meglio dell'arroganza.
Chi è saggio non parla mai di ciò che non può tramutare in azione.
Colui che è capace di sorridere quando tutto va male, è perché già ha pensato a chi dare la colpa.
Il maestro disse: Chi si modera, raramente si perde.
Non è grave se gli uomini non ti conoscono, è grave se tu non conosci gli uomini.
Quando arriva la prosperità, non usarla tutta.
Gli avari sono dei contemporanei antipatici, ma dei graditissimi antenati.
L'avaro è senz'altro un pazzo: che senso ha, infatti, vivere da povero per morire da ricco?
La barba la portano gli avari per non comprare la cravatta.
L'avarizia è un vizio che può trarre in inganno perché all'inizio assume l'aspetto di una virtù.
Il verbo «dare» gli è tanto in odio che non dice mai «Ti dò il buon giorno», ma «... te lo impresto».
L'avarizia, com'è noto, ha una fame da lupo, e quanto più s'ingrassa, tanto più si fa insaziabile.
L'avarizia nasce dalla convinzione che certe cose ci sono necessarie mentre probabilmente non lo sono, e dal timore che ci venga tolto ciò da cui dipende il nostro sostentamento.
I pensieri dell'avaro sono pesanti e lividi come il metallo ch'egli ama.
Un avaro non può mai essere virtuoso.
Se i cristiani credessero effettivamente a Cristo farebbero il più delle volte il contrario di ciò che fanno e sarebbero l'opposto di quel che sono in quasi tutte le ore della vita cioè superbi, avidi, avari, vendicativi, violenti, carnali e bestiali.