Che ne sanno i giovani di amore e di fare all'amore. Ne parlano tanto nelle loro canzoni, si baciano, fanno anche l'amore, ma che capiscono?
— Ennio Flaiano
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La nostra interpretazione
Un adulto, con alle spalle esperienze e delusioni, guarda al modo in cui i giovani parlano e vivono i rapporti affettivi, percependovi una certa superficialità. Le nuove generazioni sembrano circondate da gesti, parole e immagini legate all’intimità: canzoni colme di riferimenti sentimentali, effusioni in pubblico, relazioni fisiche precoci. Eppure tutto questo non coincide automaticamente con una comprensione profonda del sentimento. L’eros, l’attrazione, il desiderio vengono spesso scambiati per amore compiuto e maturo, mentre manca il vissuto necessario per coglierne le implicazioni più dolorose e impegnative: la responsabilità, la rinuncia, la cura dell’altro, la pazienza nelle crisi, la durata nel tempo.
Emergono così due piani distinti: da un lato l’immaginario romantico, leggero e spettacolare, che trova sfogo nelle canzoni e nei gesti esteriori; dall’altro l’esperienza interiore, lenta e complessa, che si costruisce attraverso errori, sofferenze e scelte difficili. Chi parla con lo sguardo di chi ha già amato e sofferto mette in dubbio che basti «fare l’amore» per comprenderlo davvero. La distanza generazionale diventa allora distanza di profondità: non si nega ai giovani la capacità di provare sentimenti, ma si insinua il sospetto che confondano la forza dell’emozione immediata con la verità di un legame, scambiando l’intensità del momento per saggezza del cuore.
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