A vent'anni si tenta la poesia, a cinquanta si pensa che bisognava insistere.
Quando la vanità si placa l'uomo è pronto a morire e comincia a pensarci.
Mi chiedevo se era quella la rassegnazione, quel vuoto aspettare, contando i giorni come i grani di un rosario, sapendo che non ci appartengono, ma sono giorni che pure dobbiamo vivere perché ci sembrano preferibili al nulla.
Un giovane, va incontro alla vita: cioè, è la vita che da dietro lo spinge.
Più una società è stanca, più ammira nella prostituzione la caduta dei suoi stessi ideali.
La civiltà del benessere porta con sé proprio l'infelicità.
Ai poeti resta da fare la poesia onesta.
La poesia è la ragione messa in musica.
Solo i poeti riescono a farsi pagare i propri sogni; il resto dell'umanità sogna senza ricompensa.
I colori in pittura sono le lusinghe per convincere gli occhi, come la dolcezza della metrica lo è in poesia.
La poesia è distacco, lontananza, assenza, separatezza, malattia, delirio, suono, e soprattutto, urgenza, vita, sofferenza. È l'abisso che scinde orale e scritto.
Il linguaggio va a tentoni come l'amore nell'oscurità del mondo, alla ricerca di una perduta immagine primordiale. Una poesia non si può fare, solo presentire.
A mio parere non ha una piena educazione letteraria chi non conosce i poeti.
La poesia può essere di qualche soccorso per chi deve sostenere il peso della povertà, e di soccorso anche migliore a chi deve sostenere il peso della ricchezza.
La poesia dice troppo in pochissimo tempo, la prosa dice poco e ne impiega troppo.
La poesia è una malattia del cervello.