Vivere è l'infinita pazienza di ricominciare.
La storia vera è l'opera di chi si colloca là dove nessuno vorrebbe essere, nell'umiltà del servizio, nell'insignificanza apparente della bontà, nel silenzio degli uomini di buona volontà.
Non ci interessa un sacro che non sia fioritura d'umano, che non accada al centro della vita.
Ognuno è cosmo tessuto di caos e bellezza. E vivere è esercitarsi a dominare quegli oceani interiori che ci generano e ci minacciano.
L'uomo non coincide con il suo peccato, ma con le sue più alte possibilità. L'uomo non coincide con il suo male, ma con le sue potenzialità.
Dio stesso è la patria della tua identità.
Vivere è la lotta, il rischio, la tenacia.
Si può, volendo, riportare l'intera arte del vivere a un buon uso del linguaggio.
Chi vive sempre nel calore e nella pienezza del cuore e per così dire nell'aria estiva dell'anima, non può immaginarsi il misterioso rapimento che afferra le nature più invernali, che vengono eccezionalmente toccate dai raggi dell'amore e dal tiepido soffio di un solatio giorno di febbraio.
Se vogliamo, possiamo vivere in un mondo di illusioni confortanti.
Vivere significa stare per il novanta per cento insieme a delle persone che non si possono soffrire.
Viviamo in un secolo di urlatori, in cui anche la crociata contro l'urlo non si può fare che urlando.
Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli o periremo insieme come stolti.
L'uomo che vive artisticamente la sua vita ha per cuore il cervello.
L'obiettivo non è vivere per sempre. L'obiettivo è creare qualcosa che vivrà per sempre.
Per molti, vivere non è una cosa dolorosa ma una cosa inutile.
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