Un credo è come una ghigliottina, altrettanto pesante, altrettanto leggero.
Uno dei primi segni che cominciamo a capire è il desiderio della morte. Questa vita ci sembra insopportabile, un'altra irraggiungibile.
L'unica capace di giudicare è la parte in causa, ma essa, come tale, non può giudicare. Perciò nel mondo non esiste la vera possibilità di giudizio, ma solo un riflesso.
Il primo segnale dell'inizio della comprensione si manifesta con il desiderio di morire.
Non c'è di peggio del disordine quando si hanno capacità esigue.
Teoricamente esiste una possibilità di felicità perfetta: credere in quello che c'è di indistruttibile in se stessi e non sforzarsi di aspettarlo.
C'è da meravigliarsi e diffidare da coloro che affermano di non avere difficoltà a credere. Forse (com'è stato detto) è perché non hanno ben capito di che cosa si tratta.
L'esigenza del credere è insopprimibile. Risponde a un bisogno di sicurezza quando a noi manca: e ciò capita spesso.
Prima che chiunque altro al mondo ci creda ci devi credere tu.
Lasciate che la gente creda di governare e sarà governata.
Negare bene, credere bene, dubitare bene sono per l'uomo quel che è il correre per il cavallo.
Credo che se guardassimo sempre il cielo, finiremmo per avere le ali.
Per credere a qualcosa, ai giorni nostri, bisogna essere allucinati.
Credo nella lotta armata come unica soluzione per i popoli che lottano per liberarsi.
Non credere a nessuno che dice sempre la verità.
L'uomo può credere all'impossibile, non crederà mai all'improbabile.