Quando si crede troppo, si rischia tanto quanto si crede troppo poco.
Se la ragione ci è stata donata dal Cielo, proprio come la fede, allora il Cielo ci ha offerto due doni incompatibili e contraddittorî.
Un grande filosofo poneva l'anima, la nostra s'intende, nella ghiandola pineale. Se ne accordassi una alle donne, so ben io dove la collocherei.
Si rischia tanto a credere troppo quanto a credere troppo poco.
L'uomo si crede savio quando la sua pazzia sonnecchia.
Il buono vive in società, il malvagio da solo.
Chi crede non vuole pensare, ma spostare montagne, diventare beato, avere molto: Dio, immortalità, felicità eterna. Forse è per questo che non vuole pensare? Forse non ne è affatto capace? In ogni caso non deve. Spesso non ne ha bisogno, perché altri se ne incaricano per lui.
Non credo nella durata, credo soltanto negli attimi! E neppure in quelli credo veramente! Credo nell'ebbrezza, poiché so che essa è un inganno infame.
Non l'avrei visto se non ci avessi creduto.
Quali terribili sofferenze mi è costata - e mi costa tuttora - questa sete di credere, che tanto più fortemente si fa sentire nella mia anima quanto più forti mi appaiono gli argomenti ad essa contrari!
L'ispettore delle imposte crede esattamente il doppio di quello che gli si dice.
Dobbiamo credere perché i nostri antenati remoti hanno creduto. Ma questi nostri avi erano di gran lunga più ignoranti di noi, hanno creduto cose che oggi ci sarebbe impossibile accettare.
L'uomo può credere all'impossibile, non crederà mai all'improbabile.
Non credete a nulla di quanto sentito dire e non credete che alla metà di ciò che vedete.
Credere in Dio è più logico e scientifico che credere nel nulla.