Talvolta amare è solo vanità di amare. Nessuno si rassegna all'idea che agli altri succeda e a lui no.

Gesualdo Bufalino
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La nostra interpretazione

Il pensiero mette in luce un aspetto narcisistico e spesso inconfessato del sentimento amoroso: non sempre si desidera davvero l’altra persona, a volte si desidera soltanto la conferma di essere capaci di attrarre, di essere scelti. L’affetto diventa così terreno in cui la vanità si traveste da sentimento profondo. Invece di rivolgersi all’altro come a un fine, ci si avvicina all’idea stessa di essere amati, come prova del proprio valore. Da qui nasce una sottile ma potente inquietudine: vedere gli altri che vivono esperienze di amore, di desiderio corrisposto, di attenzione ricevuta, rende difficile accettare che per sé questo non accada. L’uomo fatica a rassegnarsi al ruolo di escluso, e spesso soffre non tanto per la perdita o per l’assenza di una persona specifica, quanto per la ferita al proprio orgoglio. Questo sguardo disincantato rivela quanta vanità, competizione e bisogno di conferma si nascondano dietro ciò che si chiama amore, e come la frustrazione nasca dal confronto con la felicità altrui, vissuta come un’ingiustizia personale.

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