Solo da morti, scrittore e asino, trovano la loro glorificazione.— Giorgio Saviane
Solo da morti, scrittore e asino, trovano la loro glorificazione.
La vita è niente, la giustizia un'invenzione degli uomini. Ognuno ha la sua verità.
I ricordi sono voli brevi, barbaglianti: ma il pipistrello che hai abbattuto è la realtà.
La tradizionale versione apocalittica di una fine del mondo, con i suoi immani cataclismi che investono tutti, è anche rassicurante, perché permette di sovrastare l'angoscia della propria morte con l'immagine di una morte universale, di roghi e diluvi che bruciano e sommergono ogni cosa.
La statistica ci segnala che possiamo contare in tutto su un venticinquemila giorni; qualche migliaio in più per qualcuno. Ma dopo non ce ne saranno altri. Per nessuno. Sì: anche per me che scrivo, anche per te che leggi sarà subito sera.
Il gambero arrossisce dopo la morte. Che finezza esemplare, in una vittima!
Qualcuno va incontro alla morte pieno d'ira: solo chi vi si è preparato a lungo, ne accoglie lieto l'arrivo.
Morte. La più implacabile delle malattie ereditarie.
La morte è certa, la vita no.
Un analfabeta morto un'ora fa sa più cose sull'universo di tutti gli scienziati messi insieme.
Se temo la morte vuol dire che la vita mi è ancora vicina, disperata più di me.
Davanti a uno che muore, la parola vivere suona oscena.
Davanti a un feretro ci ricordiamo solo le cose buone e vediamo solo ciò che ci garba.