Chissà se ciò che è chiamato morire è vivere, oppure se vivere è morire.— Euripide
Chissà se ciò che è chiamato morire è vivere, oppure se vivere è morire.
Nessuno può dire con certezza che domani sarà ancora vivo.
L'uomo superiore è quello che resta sempre fedele alla speranza; non perseverare affatto è tipico di un codardo.
Detesto il sapiente che non è saggio per se stesso.
Gli dèi ci creano tante sorprese: l'atteso non si compie, e all'inatteso un dio apre la via.
Il fatto che sono morti non testimonia affatto che siano vissuti.
Gli dei nascondono agli uomini la dolcezza della morte, affinché essi possano sopportare la vita.
Non è vero che la morte ci giunge come un'esperienza in cui siamo tutti novellini, come dice Montaigne. Tutti prima di nascere eravamo morti.
Il sonno è amore di morte, l'insonnia paura di morte.
Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno.
La morte distrugge un uomo: l'idea della morte lo salva.
La più gran soddisfazione che si possa dare al prossimo e che poi senza nessun dubbio ci procura le maggiori lodi, è quella di morire.
Nonostante la vita sia un misto di dolore e tristezza, dobbiamo vivere aspettando la morte.
Da ogni cosa ci si può mettere al sicuro, ma per la morte abitiamo tutti una città senza mura.
E' assai difficile, se non impossibile, trovare un morto con la faccia da stupido. Fra le conseguenze di ogni trapasso, questa la principale.