Morire. Non fosse che per fregare l'insonnia.— Gesualdo Bufalino
Morire. Non fosse che per fregare l'insonnia.
Spesso in un amico cerchiamo niente di più che un orecchio.
Essere non comporta necessariamente l'esistere: Dio non esiste ma è.
Ogni sguardo dello scrittore diventa visione, e viceversa: ogni visione diventa uno sguardo.
Chi scrive per il suo tempo, disperi di sopravvivergli.
Un libro non è soltanto, o non è sempre, un tempio delle idee o un'officina di musica e luce, è anche un luogo oscuro di sfoghi e di rimozioni, dove si combatte un duello senza pietà, con la sola scelta di guarire o morire.
Un bel morir tutta la vita honora.
Sappiate che la morte vi sorveglia, gioir nei prati o fra i muri di calce, come crescere il gran guarda il villano finché non sia maturo per la falce.
Il bene che si dirà di noi dopo la nostra morte ci consolerà del male che si sarebbe detto della nostra vita se fosse durata troppo a lungo.
Come il sole la nebbia, così il pensier della morte fuga e discioglie ogni cupidigia, ogn'invidia, ogni odio.
La morte mi deve scambiare per qualcun altro.
Sulla morte: o dispersione, se ci sono gli atomi; se invece c'è l'unità, o spegnimento o trasferimento.
Se, come ci assicurano, è prevista la vita eterna, perché deve esserci la morte?
All'ombra de' cipressi e dentro l'urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?
La morte è senza mistero, come la vita. È una necessità: poiché è necessario vivere.
La morte è un sonno senza sogni e forse senza risveglio.