Il più grande piacere per un avaro è la rinuncia a un piacere.— Gottfried Benn
Il più grande piacere per un avaro è la rinuncia a un piacere.
C'è soltanto l'uomo superiore, cioè l'uomo che tragicamente combatte, solo di lui si occupa la storia, solo lui ha un senso pieno in termini antropologici.
Lo stile è superiore alla verità, porta in sé la dimostrazione dell'esistenza.
Ovunque sono uomini, lì dimoreranno anche dèi.
Se una donna è intelligente, benissimo; ma se non lo è, per il concerto non cambia niente, come quando un violinista soffre di raucedine.
Niente da dire contro i medici, gente grandiosa: prima quando si aveva una puntura di zanzara ci si grattava, oggi ci possono prescrivere dodici pomate diverse e nessuna serve.
Avaro. Smodatamente desideroso di conservare ciò che altre brave persone vorrebbero tanto ottenere.
Con la mancanza di collera si vinca la collera. Con la bontà si vinca la cattiveria. Con la generosità si vinca l'avarizia. Con la verità si vinca il menzognero.
Il bene perduto rende l'uomo avaro.
L'avarizia, com'è noto, ha una fame da lupo, e quanto più s'ingrassa, tanto più si fa insaziabile.
Elogio la frugalità. Quella scelta che non è né povertà né avarizia.
Non importa quanto tardo, avaro o saggio sia un uomo. Egli sa che la felicità è indisputabilmente giusta.
L'avarizia nasce dalla convinzione che certe cose ci sono necessarie mentre probabilmente non lo sono, e dal timore che ci venga tolto ciò da cui dipende il nostro sostentamento.
Allo Stato il denaro è necessario come i nervi che lo sostengono, e quando vi siano numerosi gli avari, essi devono esser considerati come la base e il fondamento di quello.
La barba la portano gli avari per non comprare la cravatta.
Piangiamo sulla povertà, ma non inteneriamoci per l'avarizia nemmeno se è l'avarizia di un povero.