Nulla è più difficile che condurre un uomo alla propria felicità.
La maggior parte degli uomini sono come una foglia secca, che si libra nell'aria e scende ondeggiando al suolo. Ma altri, pochi, sono come le stelle fisse, che vanno per un loro corso preciso, e non c'è vento che li tocchi, hanno in sé stessi la loro legge e il loro cammino.
Soltanto il pensiero vissuto ha valore.
Senza amore di sé neppure l'amore per gli altri è possibile.
La natura ha migliaia e migliaia di colori, e noi ci siamo messi in testa di ridurne la scala solo ad una ventina.
In fondo che cosa voglio da ogni giornata se non un'atmosfera, un colore proprio ad essa e, se riesce, un canto?
La felicità è egoista.
Chi ha perduto la speranza d'esser felice, non può pensare alla felicità degli altri, perché l'uomo non può cercarla che per rispetto alla propria. Non può dunque neppure interessarsi dell'altrui infelicità.
Non vi è che un modo per essere felici: vivere per gli altri.
Gli uomini non conoscono la propria felicità, ma quella degli altri non gli sfugge mai.
Molte persone hanno un'idea sbagliata di ciò che porta alla vera felicità. Essa non si raggiunge attraverso il piacere personale, ma attraverso la fedeltà ad un proposito degno.
Credo che quando morirò il mio corpo si decomporrà, e nulla del mio io sopravviverà. La felicità non è meno vera solo perché finisce, e nemmeno il pensiero e l'amore perdono valore perché non sono eterni.
In genere, i nove decimi della nostra felicità si basano esclusivamente sulla salute. Con questa ogni cosa diventa fonte di godimento.
La felicità o infelicità non si misura dall'esterno, ma dall'interno.
Gli uomini, non avendo nessun rimedio contro la morte, la miseria e l'ignoranza, hanno stabilito, per essere felici, di non pensarci mai.
La felicità è il fine di se stessa.