Il ricordo è una memoria che ha goduto.— Honoré de Balzac
Il ricordo è una memoria che ha goduto.
Nelle immersioni sul fondo del piacere rischiamo di prendere più sabbia che perle.
In Francia, lo scherzo è re e signore di tutto: si scherza sul patibolo, alla Beresina, sulle barricate, e qualche francese probabilmente scherzerà anche alla grande assise del Giudizio universale.
I godimenti che la passione dà, sono orribilmente tempestosi, pagati con snervanti inquietudini che spezzano le corde dell'anima.
Il bruto si copre, il ricco e lo sciocco si adornano, l'elegante si veste.
Diplomazia è la scienza di coloro che non ne hanno alcuna e sono profondi per la loro vuotaggine.
L'uomo mortale, Leucò, non ha che questo d'immortale. Il ricordo che porta e il ricordo che lascia. Nomi e parole sono questo. Davanti al ricordo sorridono anche loro, rassegnàti.
I ricordi si interpretano come i sogni.
Chi non ricorda, non vive.
I ricordi sono voli brevi, barbaglianti: ma il pipistrello che hai abbattuto è la realtà.
Il ricordo ci lega a una parte consumata della nostra vita.
I ricordi sono come il vino che decanta dentro la bottiglia: rimangono limpidi e il torbido resta sul fondo. Non bisogna agitarla, la bottiglia.
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.
I nostri ricordi sono schedari consultati e poi restituiti in disordine da autorità che noi non controlliamo.
Il ricordo è una forma di incontro.