Arrivare e non aver paura, questa è la meta ultima dell'uomo.— Italo Calvino
Arrivare e non aver paura, questa è la meta ultima dell'uomo.
Non c'è notte di luna in cui negli animi malvagi le idee perverse non s'aggroviglino come nidiate di serpenti, e in cui negli animi caritatevoli non sboccino gigli di rinuncia e dedizione.
Scrivere presuppone ogni volta la scelta d'un atteggiamento psicologico, d'un rapporto col mondo, d'un'impostazione di voce, d'un insieme omogeneo di mezzi linguistici e di dati dell'esperienza e di fantasmi dell'immaginazione, insomma di uno stile.
Riconoscere sé stessi come individui può essere facile ma l'importante è riconoscere che sono individui anche gli altri.
La letteratura vive solo se si pone degli obiettivi smisurati, anche al di là d'ogni possibilità di realizzazione.
Scrivere prosa non dovrebbe essere diverso dallo scrivere poesia; in entrambi i casi è ricerca d'un'espressione necessaria, unica, densa, concisa, memorabile.
La paura di soffrire è assai peggiore della stessa sofferenza.
La paura si vince non col coraggio ma con una paura più grande. Tutti gli eroi ne fanno esperienza.
La paura è senza motivo. Essa è immaginazione, e vi blocca come un paletto di legno può bloccare una porta. Bruciate quel paletto.
La paura e l'orrore della carne si traducono in centinaia di piccoli divieti che vengono accettati come naturali.
L'unica cosa di cui aver paura è la paura.
Per chi ha paura, tutto fruscia.
Senza immaginazione, la paura non esiste.
Dal momento che l'amore e la paura possono difficilmente coesistere, se dobbiamo scegliere fra uno dei due, è molto più sicuro essere temuti che amati.
Dalla paura di tutti nasce nella tirannide la viltà dei più.
Senza paura e malattia la mia vita sarebbe una barca senza remi.