La morte è l'ammirevole liquidazione della vita.
Le lacrime non sono espresse dal dolore, ma dalla sua storia.
L'immagine della morte è bastevole ad occupare tutto un intelletto.
Quando guardo una montagna aspetto sempre che si converta in vulcano.
Vedere la mia infanzia? Più di dieci lustri me ne separano e i miei occhi presbiti forse potrebbero arrivarci se la luce che ancora ne riverbera non fosse tagliata da ostacoli d'ogni genere, vere alte montagne: i miei anni e qualche mia ora.
Le donne sono sempre povere di parole precise.
Entra infine nel Mio Essere chi, al momento del trapasso, quando abbandona il corpo, pensa soltanto a Me. Questo è vero al di là di ogni dubbio.
La morte è dolce a chi la vita è amara.
Ricordiamo il vecchio adagio: si vis pacem, para bellum: se vuoi conservare la pace preparati alla guerra. Sarebbe ora di modificare questo adagio e di dire: si vis vitam, para mortem: se vuoi poter sopportare la vita, disponiti ad accettare la morte.
Il corpo e la sua morte restano i più grandi pensatori.
Morte. La più implacabile delle malattie ereditarie.
La morte raggiunge anche l'uomo che fugge.
Io ho il diritto di scegliere la mia morte per il bene degli altri.
La morte è questo: la completa uguaglianza degli ineguali.
Finché c'è morte c'è speranza.
La vita dei morti è riposta nel ricordo dei vivi.