Dai un dito a un critico e questo scriverà una commedia.— John Steinbeck
Dai un dito a un critico e questo scriverà una commedia.
C'è una cosa che in prigione s'impara: mai pensare al momento della liberazione, altrimenti c'è da spaccarsi la testa nel muro. Pensare all'oggi, al domani, tutt'al più alla partita di calcio del sabato; ma mai più in là. Prendere il giorno come viene.
Uno che sia davvero in gamba, è difficile che sia una brava persona.
È curioso quanto lontana ci risulti una disgrazia quando non ci riguarda personalmente.
Forza e successo stanno al disopra della moralità, al disopra della critica.
La guerra è tradimento e odio, pasticci di generali incompetenti, tortura, assassinio, disgusto, stanchezza, finché poi è finita e nulla è mutato, se non che c'è una nuova stanchezza, un nuovo odio.
Quando i critici dissentono tra loro, l'artista è d'accordo con sé stesso.
La critica è in sé stessa un'arte.
L'arma della critica non può sostituire la critica delle armi.
Ogni critico è propriamente una donna nell'età critica, astioso e refoulé.
Quand'ebbe creato il mondo, il Padre Eterno lo giudicò, dicendolo buono; lo che prova che la critica è coeva della creazione.
Ormai stanno scomparendo i lettori, nel senso ingenuo della parola, giacché tutti sono critici potenziali.
Ascolta i critici anche quando non sono giusti, resisti loro anche se lo sono.
Tanto le più elevate quanto le più infime forme di critica sono una sorta di autobiografia.
È solo attraverso l'intensificazione della sua propria personalità che il critico può interpretare la personalità e l'opera di altri, e più questa personalità entra con forza nell'interpretazione più reale diventa l'interpretazione.
Quando ti viene voglia di criticare qualcuno, ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu.