Il ricordo è una forma di incontro.
Non dobbiamo essere la voce degli altri, dobbiamo spingere gli altri ad avere una voce.
Fede non è sapere che l'altro esiste, è vivere dentro di lui, calarsi nella pelle dell'amico che passa, che ti interpella come un pugno nello stomaco, non ti lascia tregua, ti ricorda che esisti.
A ciascuno è affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
Il ricordo è un modo di incontrarsi.
Chiama i ricordi col loro nome volta la carta e finisce in gloria.
Il ricordo è una memoria che ha goduto.
Il ricordo ci lega a una parte consumata della nostra vita.
I nostri ricordi sono schedari consultati e poi restituiti in disordine da autorità che noi non controlliamo.
I ricordi sono come il vino che decanta dentro la bottiglia: rimangono limpidi e il torbido resta sul fondo. Non bisogna agitarla, la bottiglia.
I ricordi sono voli brevi, barbaglianti: ma il pipistrello che hai abbattuto è la realtà.
Chi non ricorda, non vive.
L'uomo mortale, Leucò, non ha che questo d'immortale. Il ricordo che porta e il ricordo che lascia. Nomi e parole sono questo. Davanti al ricordo sorridono anche loro, rassegnàti.
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