Certe abitudini si possono più facilmente troncare che moderare.
Possedere un bene non serve a niente se non si è pronti a perderlo. E i beni la cui perdita è più facilmente tollerabile sono quelli che, perduti, non possono essere oggetto di rimpianto.
La sorte non ha innalzato nessuno tanto da non ritorcere contro di lui quanto gli aveva concesso di fare. Non fidarti della momentanea bonaccia: fa presto il mare ad agitarsi; nello stesso giorno le barche affondano là dove si erano spinte per diporto.
Il saggio cerca di schivare ogni potenza che possa danneggiarlo, ma per prima cosa si guarda bene dal far vedere che cerca di evitarla.
Bisogna mirare alla libertà. E c'è un solo modo per ottenerla: l'indifferenza verso la sorte.
La vecchiaia segue la giovinezza, e la morte la vecchiaia. Se uno non vuole morire, non vuole vivere.
Se l'abitudine è una seconda natura, ci impedisce di conoscere la prima, della quale non ha né la crudeltà, né gli incanti.
Prendere un'abitudine è cominciare a cessare di essere.
Se non ci fosse l'abitudine, la vita dovrebbe apparire deliziosa a esseri che vivono nella continua minaccia della morte, cioè a tutti gli uomini.
Prendi la direzione opposta all'abitudine e quasi sempre farai bene.
Si fa l'abitudine a tutto, anche al continuo peggioramento di ciò che già era ai limiti della sopportazione.
L'abitudine è mezza padrona del mondo. "Così faceva mio padre" è sempre una delle grandi forze che guidano il mondo.
L'abitudine è una grande sordina.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Viviamo di solito nell'abitudine, con il nostro essere ridotto al minimo. Le nostre facoltà restano addormentate, riposando sui guanciali dell'abitudine: essa sa quello che c'è da fare e non ha bisogno di loro.
L'abitudine si vince con l'abitudine.