É più facile rinunciare ad un sentimento che perdere un'abitudine.
La realtà non si forma che nella memoria.
Ma proprio, a volte, nel momento in cui tutto sembra perduto giunge l'avvertimento che può salvarci.
L'universo è vero per tutti noi e dissimile per ciascuno.
Accade così per tutti i grandi scrittori: la bellezza delle loro frasi è imprevedibile come la bellezza di una donna che ancora non conosciamo.
Nelle persone immorali, le indignazioni morali sono forti non meno che nelle altre; soltanto, cambiano un po' d'oggetto.
Se diventi schiavo dell'abitudine, lentamente ti spegni.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Le sciocche e laide abitudini sono le corruzioni della nostra natura.
Abitudine. All'inizio il filo di una ragnatela, poi un cavo.
L'abitudine al lavoro modera ogni eccesso, induce il bisogno, il gusto dell'ordine; dall'ordine materiale si risale al morale: quindi può considerarsi il lavoro come uno dei migliori ausiliari dell'educazione.
L'abitudine è mezza padrona del mondo. "Così faceva mio padre" è sempre una delle grandi forze che guidano il mondo.
Se si tollera qualcosa, diventa sopportabile e poco tempo dopo anche normale.
Viviamo di solito nell'abitudine, con il nostro essere ridotto al minimo. Le nostre facoltà restano addormentate, riposando sui guanciali dell'abitudine: essa sa quello che c'è da fare e non ha bisogno di loro.
L'abitudine è, fra tutte le piante umane, quella che ha meno bisogno di un suolo nutritivo per vivere e la prima a spuntare sulla roccia apparentemente più desolata.