Il lieto fine è la nostra fede nazionale.— Mary McCarthy
Il lieto fine è la nostra fede nazionale.
Il domicilio del proprio io, come quello dell'anima, non lo si può trovare in un libro.
Caratteristica dello storico è la nonchalance con cui ti prende un individuo e te lo deposita in una tendenza, come una casa trascinata qua e là da un tornado.
La nevrosi moderna è cominciata con le scoperte di Copernico.
L'anarchia non è per i deboli.
Il fine, che non può essere conseguito se non con mezzi cattivi, non può essere un fine buono.
La scuola è fatta per avere il diploma. E il diploma? Il diploma è fatto per avere il posto. E il posto? Il posto è fatto per guadagnare. E guadagnare? È fatto per mangiare. Non c'è che il mangiare che abbia fine a se stesso, sia cioè un ideale. Salvo in coloro, in cui ha per fine il bere.
Più o meno, noi desideriamo veder la fine di tutto ciò che operiamo e facciamo; siamo impazienti di giungere al termine, e lieti di esservi giunti. Soltanto la fine totale, la fine di tutte le fini, noi ce l'auguriamo, di solito, il più tardi possibile.
Il presente non costituisce mai il nostro fine. Passato e presente sono mezzi, solo l'avvenire è il nostro fine. Così non viviamo mai, ma speriamo di vivere, e preparandoci sempre a essere felici è inevitabile che non lo siamo mai.
Il fine può giustificare i mezzi purché ci sia qualcosa che giustifichi il fine.
La percezione della fine è dentro ciascuno di noi, è uno stigma della specie, un marchio della sua caducità.
Non arriverai mai alla fine del viaggio, se ti fermi a lanciare un sasso a ogni cane che abbaia.
Fine ultimo di tutto, la fine.
Da qualche parte esiste una fine. Solo che non si trova un cartello con scritto "Ecco, questa è la fine", come al gradino più alto di una scala non si trova scritto: "Attenzione, questo è l'ultimo gradino. Non fate un passo oltre."