Un vecchio non ha più vizi, sono i vizi che hanno lui.
Quando si arriva al punto di imbrogliare per la bellezza, si è diventati artisti.
Chi ha compreso una volta che cosa sia veramente il bello si è guastato per il futuro tutte le gioie che l'arte gli poteva dare.
Le amicizie non sono spiegabili e non bisogna spiegarle se non si vuole ucciderle.
Una personalità non è che un errore persistente.
Non si può avere una civiltà durevole senza una buona quantità di amabili vizi.
L'indietreggiare nel senso inverso dei nostri vizi, ci conduce ai vizi opposti.
I vizi ti allettano con una ricompensa: al servizio della virtù devi vivere gratuitamente.
Questo è il pericolo, quando il vizio diventa un precedente.
I vizi dovunque generano l'odio, perché consumano e non creano.
La virtù non conduce ad altro che all'inazione più stupida e più monotona, il vizio a tutto ciò che l'uomo può sperare di più delizioso sulla terra.
Nei Paesi borghesi come in terra comunista l'"evasione dalla realtà" è deplorata in quanto vizio solitario, perversione debilitante e abietta. Tale "evasione" è la fugace visione di splendori perduti e la probabilità di un verdetto implacabile sulla società attuale.
Le colpe sanno molte cose, ma il vizio ne sa una grande.
Abbiamo davanti agli occhi i vizi degli altri, mentre i nostri ci stanno dietro.
Ci sono dei vizi che vivono in noi soltanto per mezzo degli altri e che, tagliando il tronco, si tolgono via come rami.