L'abitudine ci fa accettare l'inaccettabile.
L'amore è sempre e solo la tacita promessa di rispettarsi anche quando non sappiamo tutto e non controlliamo tutto. Amarsi senza capire bene perché. Amarsi semplicemente, perché si sente che l'altro c'è, anche quando non è presente, non può essere qui, è lontano.
L'essenza dell'amore è la libertà. Libertà di essere se stessi. Libertà di sbagliare e farsi male. Libertà di rompere tutto e di ricominciare. Libertà di aver paura che tutto finisca, di fare di tutto perché accada.
Proprio perché ha la possibilità di tradire è umano e vivo, poiché non ha rinunciato alla complessità del suo desiderio.
Liberi di niente. Tranne che di sapersi non-liberi.
È sempre e solo per amore che ci si alza la mattina e si torna a casa la sera. È sempre e solo per amore che si stringono i denti e si tira avanti. È sempre e solo per amore che si scrive, si parla, si agisce, ci si agita, si spera.
Niente è più forte dell'abitudine.
L'abitudine è in qualche modo simile alla natura, giacché "spesso" e "sempre" sono vicini; la natura è di ciò che è sempre, l'abitudine di ciò che è spesso.
É più facile rinunciare ad un sentimento che perdere un'abitudine.
L'abitudine è un abito che, indossato da giovani, ci rifiutiamo di togliere vita natural durante.
Non nella novità, ma nell'abitudine troviamo i piaceri più grandi.
Noi siamo abituati a scendere a patti con la realtà per acquistare un ruolo. Svendiamo i nostri sensi per trovare un gesto. Rinunciamo alla capacità di sentire e in cambio otteniamo una maschera.
Abitudine. All'inizio il filo di una ragnatela, poi un cavo.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
L'abitudine è, fra tutte le piante umane, quella che ha meno bisogno di un suolo nutritivo per vivere e la prima a spuntare sulla roccia apparentemente più desolata.
L'abitudine si vince con l'abitudine.