Giornalista è un tale che ha mancato il proprio mestiere.
Quanto più siamo forti, tanto meno probabile è la guerra.
Meno le persone sanno di come vengono fatte le salsicce e le leggi e meglio dormono la notte.
L'amore è cieco. L'amicizia chiude gli occhi.
La politica non è una scienza, ma un'arte.
La politica è la dottrina del possibile.
Non invento i miei libri: saccheggio storie dai giornali o ascolto con orecchio attento le vicende degli amici. Da questi spunti poi i miei personaggi emergono da soli, con naturalezza.
Una grande quantità di cattivi scrittori vive unicamente della stoltezza del pubblico, che non vuol leggere se non ciò che è stato stampato il giorno stesso: sono i giornalisti.
Giornalismo. Un tempo toglieva uomini alle lettere; oggi il che è più grave ne dà.
Il giornalismo non è un mestiere che consenta un tempo libero autonomo rispetto alla professione. Richiede una vocazione. Se quella vocazione non c'è, è inutile provarci.
I giornali si dividono essenzialmente in due gruppi: quelli di partito e quelli di parte.
Un buon giornalista non legge che un giornale, il suo, e in questo giornale, non legge che un articolo, il suo.
Se il giornalista è cieco vede solo le ombre. Se il giornalista non è cieco vedrà anche le luci.
Il giornalista è uno storico del presente, ma non sempre i buoni libri di storia si scrivono in un giorno, spesse volte in un'ora, spesse volte in un minuto.
I giornali sarebbero ansiogeni? Ma la Bibbia non comincia forse con un delitto?
Leggo avidamente il giornale. È la mia unica fonte di continua finzione letteraria.