Non sono un giornalista, sono un giornalaio.— Gianfranco Funari
Non sono un giornalista, sono un giornalaio.
E' finita la politica da salotto. Una volta la gente diceva: governo ladro. Adesso dice il nome del ladro, il nome del partito e che cosa ha rubato.
La donna più importante che ho incontrato? La politica.
Il talento è amico della violenza e della crudeltà in trasmissione.
La mattina, quando ti alzi, non ti chiedere che cosa devi fare, ma che cosa puoi fare per essere felice.
Il giornalismo dovrebbe essere testimonianza e distacco, ma quando racconti storie emotivamente forti è difficile non restarne coinvolti.
Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere molesto.
I giornalisti sono scrittori, come gl'imbianchini sono pittori.
I giornalisti si scusano sempre con noi in privato per quello che hanno scritto contro di noi in pubblico.
I buoni giornalisti scrivono ciò che pensano; i migliori quello che dovrebbero pensare i loro lettori.
Lei si preoccupa di quello che pensa la gente? Su questo argomento posso illuminarla, io sono un'autorità su come far pensare la gente. Ci sono i giornali per esempio, sono proprietario di molti giornali da New York a San Francisco.
Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.
Saranno i giornali a riprendere nella loro cronaca il grigiore di delitti e punizioni. La spartizione è fatta, che il popolo si spogli dell'antico orgoglio dei suoi crimini.
Per i giornalisti, la lettura dei giornali è un'attività indispensabile e la rassegna stampa uno strumento di lavoro: per sapere cosa dire occorre sapere cosa hanno detto gli altri. E' questo uno dei meccanismi attraverso i quali si genera l'omogeneità dei prodotti proposti.
I giornalisti scrivono perché non hanno niente da dire, e hanno qualcosa da dire perché scrivono.