Non sono un giornalista, sono un giornalaio.— Gianfranco Funari
Non sono un giornalista, sono un giornalaio.
Noi italiani abbiamo nella coda il veleno dell'avverbio dubitativo.
Il talento è amico della violenza e della crudeltà in trasmissione.
La mattina, quando ti alzi, non ti chiedere che cosa devi fare, ma che cosa puoi fare per essere felice.
E' finita la politica da salotto. Una volta la gente diceva: governo ladro. Adesso dice il nome del ladro, il nome del partito e che cosa ha rubato.
Il giornale è un libro diminuito, come il libro è un giornale ampliato.
Giornalista: uno scrittore, la cui immaginazione creatrice è limitata dalla realtà.
La stampa più libera del mondo è la stampa italiana. Il giornalista italiano è libero perché può esercitare funzioni di controllo, critica, propulsione.
Un giornalista in buone condizioni di salute fisica e mentale non trova mai belli gli articoli di un altro, neppure se è suo figlio. Anzi, specialmente se è suo figlio.
I giornalisti seguono e descrivono gli eventi. Naturalmente è sbagliato quando magari cercano di crearli in laboratorio, perché poi questi influenzino i processi. Non è compito del giornalista. Il compito del giornalista è quello di raccontare la realtà, fornire un servizio ai propri lettori.
La prima condizione della libertà di stampa consiste nel non essere un mestiere.
Come diceva Orson Welles, per avere materiale sempre nuovo basta affidarsi alla cronaca.
I buoni giornalisti scrivono ciò che pensano; i migliori quello che dovrebbero pensare i loro lettori.
La prostituzione del corpo ha in comune col giornalismo la capacità di non dover sentire, ma, rispetto a esso, ha in suo vantaggio la capacità di poter sentire.
Il sostantivo è la testa, il verbo il piede, l'aggettivo sono le mani. I giornalisti scrivono con le mani.