Non sono un giornalista, sono un giornalaio.
E' finita la politica da salotto. Una volta la gente diceva: governo ladro. Adesso dice il nome del ladro, il nome del partito e che cosa ha rubato.
Il talento è amico della violenza e della crudeltà in trasmissione.
La donna più importante che ho incontrato? La politica.
Noi italiani abbiamo nella coda il veleno dell'avverbio dubitativo.
La stampa più libera del mondo è la stampa italiana. Il giornalista italiano è libero perché può esercitare funzioni di controllo, critica, propulsione.
Vengo dalla scuola di giornalismo di Giovanni Minoli in cui essere bravi e preparati è il punto di partenza.
Giornalista è un tale che ha mancato il proprio mestiere.
La libertà di stampa è una benedizione quando siamo inclini a scrivere contro gli altri, e una calamità quando ci troviamo ad essere sopraffatti dalla moltitudine dei nostri assalitori.
Come diceva Orson Welles, per avere materiale sempre nuovo basta affidarsi alla cronaca.
Ormai è consenso comune che il popolo italiano non legge i giornali, li ripassa; ch'egli non sa che farne degli articoli di fondo, poiché gli basta il notiziario.
Con la libertà di stampa i giornali pubblicano solo ciò che vogliono veder stampato le grandi industrie o le banche, le quali pagano il giornale.
Nel giornale si trova tutto. Basta leggerlo con sufficiente odio.
C'è da avere più paura di tre giornali ostili che di mille baionette.
Una grande quantità di cattivi scrittori vive unicamente della stoltezza del pubblico, che non vuol leggere se non ciò che è stato stampato il giorno stesso: sono i giornalisti.