I veri atei sono coloro che credono in Dio per abitudine.
I limiti della ragione sfuggono anche alla ragione. Come le sue possibilità.
La verginità è una virtù solo per le belle.
Il tempo sarà anche galantuomo, ma l'età non è certo una gentildonna.
Solo gli imbecilli vissero "felici e contenti".
Gli italiani danno spesso il meglio di sé nel peggio.
Di notte un ateo crede quasi in un Dio.
Dio è ateo.
Anche un ateo può essere in buona fede.
L'ateismo non è una fede, e non fa opera di sconversione. Rivendica soltanto, cristianamente, di poter dare alla ragione ciò che è della ragione. E non dimentica, volterrianamente, che bisogna coltivare anche il proprio giardino, e non soltanto quello dell'Eden.
L'ateo non ha altro criterio del vero che i sensi; non altra esistenza che la propria; non altro bene al di fuori di sé; non altri doveri che verso sé medesimo.
Se vi sono degli atei, con chi prendersela se non con quei tiranni mercenari delle anime, che, costringendoci a ribellarci contro le loro nefandezze, forzano gli spiriti deboli a negare il Dio che quei mostri disonorano?
Né la scienza né la logica permettono di concludere che Dio non esiste. Nessun ateo può quindi illudersi di essere più logico e più scientifico di colui che crede. Chi sceglie l'ateismo fa quindi un atto di fede: nel nulla. Credere in Dio è più logico e più scientifico che credere nel nulla.
Se non ci fosse Dio, non ci sarebbero gli atei.
Per quanto l'ateismo possa esser stato logicamente sostenibile prima di Darwin, soltanto Darwin creò la possibilità di adottare un punto di vista ateo con piena soddisfazione intellettuale.