La partenza, non meno del ritorno, appare impossibile al disperato.
La malignità è lo spirito della critica, e la critica è l'origine del progresso e della civiltà.
Fermezza di fronte al destino, grazia nella sofferenza, non vuol dire semplicemente subire: è un'azione attiva, un trionfo positivo.
Il mito è il fondamento della vita, lo schema senza tempo, la formula secondo cui la vita si esprime quando fugge al di fuori dell'inconscio.
La felicità non sta nell'essere amati: questa è soltanto una soddisfazione di vanità mista a disgusto. La felicità è nell'amare.
Anche la stupidità è bella, se perfetta.
Solo sulle salde fondamenta di un'inflessibile disperazione si può d'ora innanzi costruire l'edificio dell'anima.
Siamo stati tutti dei gridi perduti nella notte.
Il voto nasce quando la speranza more.
La disperazione stessa, per poco che duri, diventa una sorta d'asilo nel quale ci si può sedere e riposare.
La costanza e la fedeltà non meritano che disperazione e abbandono.
La noia è un male che non deve essere preso alla leggera. Può portare alla fine alla vera disperazione. L'autorità pubblica prende contro di essa ovunque delle precauzioni, come contro altre calamità universali.
Senza amare se stessi non è possibile amare neanche il prossimo, l'odio di sé è identico al gretto egoismo e produce alla fine lo stesso orribile isolamento, la stessa disperazione.
È caratteristico della saggezza non fare cose disperate.
È meglio una fine disperata che una disperazione senza fine.
La disperazione non serve a nulla quando la realtà offre ancora margini di speranza. La disperazione non è che una forma di negazione, che spinge all'inerzia. Non c'è tempo per disperarci.