Il cinema è l'arte degli illetterati.
Ogni mio singolo capello bianco lo chiamo "Kinski".
L'accademia è la morte del cinema. È l'esatto contrario della passione.
La tv è il posto in cui si appare più piccoli. Il cinema quello dove si appare più grandi. Il teatro quello in cui si appare più veri.
La cinematografia procura un foro e una tribuna allo stato mondiale: ne rende possibile l'esistenza.
Il cinema non morirà mai, ormai è nato e non può morire: morirà la sala cinematografica, forse, ma di questo non mi frega niente.
Il cinema è solo una moda passeggera. È il dramma in lattina. Il pubblico vuole vedere storie di carne e di sangue rappresentate in palcoscenico.
Io sono un animatore. Mi sento come se fossi il direttore di una fabbrica di cinema d'animazione. Non sono un dirigente. Sono un po' come un caposquadra, come il capo di un team di artigiani. Questo è lo spirito con cui lavoro.
Mi sembra che oggi il cinema rischi una vera e propria regressione, trasformandosi in un intrattenimento puramente infantile.
Quando entri in un meccanismo come quello del cinema, è estremamente difficile uscirne. Il teatro rimane uno dei cardini principali nel cinema, la mia esperienza teatrale rimane un fatto fondamentale. È stata la base.
Il cinema è l'unica forma d'arte che - proprio perché operante all'interno del concetto e dimensione di tempo - è in grado di riprodurre l'effettiva consistenza del tempo - l'essenza della realtà - fissandolo e conservandolo per sempre.
Il cinema è bello se riesce a leggere la realtà.
Per me il cinema si è fermato a quello di un tempo. Le attrici del passato erano autentiche, mai costruite. La mia preferita resta Brigitte Bardot.
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