Per credere a qualcosa, ai giorni nostri, bisogna essere allucinati.— Albert Caraco
Per credere a qualcosa, ai giorni nostri, bisogna essere allucinati.
La vita è un supporto, non una ragione, la vita è necessaria, ma non è sufficiente: questa è la lezione che ci viene dai morti.
La vita eterna è un nonsenso, l'eternità non è vita, la morte è la quiete a cui aspiriamo, vita e morte sono legate, chi reclama altro pretende l'impossibile e otterrà in ricompensa solo fumo.
Di rado gli esseri nobili amano la vita.
L'uomo è un animale metafisico, il quale vorrebbe che l'universo esistesse solo per lui, ma l'universo lo ignora, e l'uomo si consola di questa indifferenza popolando lo spazio di dèi, dèi fatti a sua immagine.
È la fecondità, e non la fornicazione, a distruggere l'universo, è il dovere, e non il piacere.
Non credere a nulla, non importa dove l'hai letta o chi l'ha detto, neppure se l'ho detto io, a meno che non sia affine alla tua ragione e al tuo buon senso.
Tutto ciò che è creduto, esiste, e soltanto questo.
Il genere umano, che ha creduto e crederà tante scempiataggini, non crederà mai né di non saper nulla, né di non essere nulla, né di non aver nulla a sperare.
L'esigenza del credere è insopprimibile. Risponde a un bisogno di sicurezza quando a noi manca: e ciò capita spesso.
Gli uomini credono volentieri ciò che desiderano sia vero.
Non ha importanza che una cosa sia vera, l'importante è crederci!
Noi abbiamo bisogno di credere.
Se oggi i popoli civili più non credono che il sole, ogni sera, si tuffi nell'oceano, non è certo merito della religione.
Credere significa liberare in se stessi l'indistruttibile, o meglio: liberarsi, o meglio ancora: essere.
Credi a tutto ciò che è scritto sul giornali? lo sì. Oggi non accade che l'illeggibile.