Alessandro Morandotti esplora l'ambiguità intrinseca dell'amour, suggerendo che può essere sia una benedizione dal cielo quanto un duro castigo divino. Questa affermazione invita il lettore ad affrontare la complesso naturale di queste esperienze sentimentali: mentre l’amor è spesso idealizzato come fonte inesauribile gioia e significato, esiste anche una realtà che ammette le sue sfaccettature più dolorose. La metà seconda dell'affermazione insinua la possibilità che un amore non corrisposto o frustrante possano trasformare l'esperienza di don divino in qualcosa simile a uno strumento punitivo, aggiungendo una nota tetra alla celebrazione romantica tradizionale. Morandotti invita così il lettore ad esplorar le sfumature piuttosto che concentrarsi su un aspetto soltanto.