Ozio (s.m.). Intervalli di lucidità nei disordini della vita.— Ambrose Bierce
Ozio (s.m.). Intervalli di lucidità nei disordini della vita.
Geloso. Eccessivamente preoccupato di conservare una cosa che si può perdere solo se non vale la pena averla.
Diario. Documentazione quotidiana di una parte della propria vita che si può raccontare a se stessi senza arrossire.
Dimettersi. Rinunciare a un onore per un vantaggio, o rinunciare a un vantaggio per un vantaggio maggiore.
Farmacista. Complice del medico, benefattore del becchino e fornitore della famiglia dei vermi.
Opportunità. Occasione favorevole per acquistare una delusione.
Anche oziare, ma con consapevolezza, può essere un'arte.
Coltivare l'ozio è il fine dell'uomo.
L'uomo che stia ozioso si perde in questo mondo e anche nell'altro.
Tu hai diritto soltanto all'azione, e mai ai frutti che derivano dalle azioni. Non considerarti il produttore dei frutti delle tue azioni, e non permettere a te stesso d'essere attaccato all'inattività.
È una fatica da cani l'oziare. Ma non protesto contro la fatica purché non miri a uno scopo preciso.
È 'l sonno, ozio de l'alme, oblio de' mali.
Nel nostro mondo l'ozio è diventato inattività, che è tutt'altra cosa: chi è inattivo è frustrato, si annoia, è costantemente alla ricerca del movimento che gli manca.
Se l'antichità romana ha detto: «L'ozio essere il padre de' vizi», ha inteso dire al tempo stesso: il lavoro essere il padre di ogni virtù.
Essere capaci di riempire intelligentemente le ore di ozio è l'ultimo prodotto delia civiltà, e al giorno d'oggi pochissime persone hanno raggiunto questo livello.
Io vagheggio il «diritto all'ozio», mentre c'è chi si affanna a cercare con la lanterna, il diritto al lavoro nella carta costituzionale.