Il viaggio più serio è quello che porta all'incontro con Dio.
Mandata da Dio per la salvezza del mondo, la Chiesa è fatta per camminare, non per sistemarsi.
I poveri sono il luogo teologico dove Dio si manifesta e il roveto ardente e inconsumabile da cui Egli ci parla.
È il mondo lo spazio in cui giochiamo la nostra identità.
Non dobbiamo vergognarci della nostra malattia. Non è qualcosa da tenere nascosta. È, come dire, quella parte della nostra carta d'identità che ci fa rassomigliare di più A Gesù Cristo. È una tessera di riconoscimento incredibile, straordinaria.
Dio è presente nel cuore di tutti, se non come presenza, almeno come nostalgia.
Chi non si muove, non può rendersi conto delle proprie catene.
Il mondo è un libro, e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina.
Viaggiare serve soltanto per voler più bene al luogo dove siamo nati.
Per molti giorni, per molte miglia, con molte spese, per molti paesi, sono andato a vedere i monti, sono andato a vedere il mare. Ma a due passi da casa, quando ho aperto gli occhi, non ho visto una goccia di rugiada, sopra una spiga di grano.
Le nostre valigie erano di nuovo ammucchiate sul marciapiede; avevamo molta strada da fare. Ma non importava, la strada è la vita.
Fare turismo è viaggiare molto lontano in cerca del desiderio di tornare a casa.
Viaggiare è un sentirsi morire a ogni passo, la vita appare al viaggiatore come un'esperienza estremamente eccitante, come un'avventura che di certo non si ripeterà di nuovo.
Mi sento cittadina del mondo, la mia mente è aperta e desiderosa di assorbire concetti di 1000 culture diverse, imparando e crescendo anche attraverso i miei viaggi.
Nessun vascello c'è che, come un libro, possa portarci in contrade lontane.
Nel viaggio della vita non si danno strade in piano: sono tutte o salite o discese.