Lo stolto è felice e infelice allo stesso modo che il saggio.— Baruch Spinoza
Lo stolto è felice e infelice allo stesso modo che il saggio.
Poiché dunque l'amor di Dio è la felicità e la beatitudine somma dell'uomo, nonché il fine ultimo e lo scopo di ogni azione umana, ne viene che osserva la legge divina solo chi si preoccupa di amare Dio.
Certamente felice sarebbe la nostra età, se potessimo vedere la religione stessa libera anche da ogni superstizione.
Io vorrei avvisarvi che non attribuisco alla natura la bellezza o la deformità, l'ordine o la confusione. Solo in relazione alla nostra immaginazione possiamo chiamare le cose belle o brutte, ben ordinate o confuse.
Le azioni umane non vanno derise, compiante o detestate: vanno comprese.
Se i filosofi vogliono chiamare spettri le cose che ignoriamo, io non avrò nulla in contrario, perché vi è un'infinità di cose che mi sono nascoste.
Più facile premunirsi contro la malvagità che contro la stoltezza degli uomini.
Lo stolto si meraviglia ad ogni discorso.
Stolti sono coloro che non sanno che la metà spesso vale più del tutto.
Aver sempre ragione, farsi sempre strada, calpestare tutto, non aver mai dubbi: non sono queste le grandi qualità con cui la stoltezza governa il mondo?
Il cervello dello stolto digerisce la filosofia trasformandola in follia, la scienza in superstizione, l'arte in pedanteria. È da questo che nasce l'istruzione universitaria.
Se lo stolto persistesse nella sua stoltezza diventerebbe saggio.
Volesse il cielo che gli stolti e i dappoco fossero capaci dei più piccoli mali, purtroppo invece sono capaci anche dei più grandi.
Parla in modo sensato a uno stolto e ti chiama stupido.
La stoltezza ha questo di proprio: ricomincia sempre da capo la vita.
Il viaggiatore, se non incontra a tenergli compagnia uno migliore di lui o simile a lui, proceda decisamente da solo: con lo stolto non vi è compagnia.