Si aspira ad avere un lavoro, per avere il diritto di riposarsi.
Solo ciò che è trascorso o mutato o scomparso ci rivela il suo volto reale.
L'uomo è come una bestia, che vorrebbe far niente.
I suicidi sono omicidi timidi. Masochismo invece che sadismo.
Il maggiore torto del suicida è non d'uccidersi, ma di pensarci e non farlo. Niente è più abbietto dello stato di disintegrazione morale cui porta l'idea, l'abitudine dell'idea del suicidio.
È necessario che ciascuno scenda una volta nel suo inferno.
Il frutto del lavoro è il più dolce dei piaceri.
Per attrarre, il lavoro dev'essere già fatto a metà e bene.
Più avete da lavorare e più dovete pregare, per essere strumenti docili nelle mani di Dio.
Uno dei sintomi dell'arrivo di un esaurimento nervoso è la convinzione che il proprio lavoro sia tremendamente importante. Se fossi un medico, prescriverei una vacanza a tutti i pazienti che considerano importante il loro lavoro.
Il lavoro non è un diritto.
Il diritto di vivere non si paga con un lavoro finito, ma con un'infinita attività.
Ogni difficoltà è vinta dall'aspro lavoro, e dal bisogno che incalza nelle dure vicende.
Il lavoro è parte speciale di quelle condizioni indispensabili che una società veramente umana deve garantire perché ognuno possa non solo sopravvivere e vivere ma ancora di più realizzare se stesso secondo il disegno di Dio.
È evidente che più la società si fa tecnologica, più si riducono i posti di lavoro. E paradossalmente quello che è sempre stato il sogno più antico dell'uomo: la liberazione dal lavoro si sta trasformando in un incubo.
Si è troppo inclini a credere che, se si ha un po' di talento, il lavoro debba riuscire facile. Impegnati sempre, uomo, se vuoi fare qualche cosa di grande.