È bello scrivere perché riunisce le due gioie: parlare da solo e parlare a una folla.— Cesare Pavese
È bello scrivere perché riunisce le due gioie: parlare da solo e parlare a una folla.
Per sopportare i ricordi d'infanzia di un altro, bisogna esserne innamorato.
Immortale è chi accetta l'istante. Chi non conosce più un domani.
Si corregge il sentimentalismo non diventando cinici ma diventando seri.
La forza dell'indifferenza! È quella che ha permesso alle pietre di durare immutate per milioni di anni.
Troppo sovente, mi pare, l'immagine di Walt Whitman che i commentatori hanno dinanzi agli occhi è quella del vecchio barbuto e secolare, intento a contemplare la farfalla o a comprendere nelle occhiaie mansuete la serenità finale di ogni gioia e miseria dell'universo.
Vi è solo una cosa peggiore al mondo del far parlare di sé. E' il non far parlare di sé.
Le parole false non sono solo male in se stesse, ma infettano l'anima con il male.
Le nostre parole si disperdono. Le nostre parole viaggiano per trovare coloro che ascolteranno.
La parola e il silenzio. Ci si sente più al sicuro vicino a un pazzo che parla, che a un pazzo incapace di aprire bocca.
Un uomo che non parla a nessuno e a cui nessuno parla è come un pozzo che nessuna sorgente alimenta: a poco a poco l'acqua che vi stagna imputridisce ed evapora.
Di ciò di cui non si può parlare, bisogna a poco a poco cessare di tacere.
Non ho fiducia di chi sta in silenzio. In genere parlano nel momento sbagliato e dicono stupidaggini. Parlare a tempo e luogo non è cosa facile, ci vuole della pratica.
Tu vuoi un uomo che ti accompagni sulla spiaggia con una mano sugli occhi, per farti sentire la sensazione della sabbia sotto i piedi. Vuoi un uomo che ti svegli all'alba perché muore dalla voglia di parlarti... e non può aspettare per farti sentire cosa ti vuole dire.
La parola è impotente, la parola non riuscirà mai a dare il segreto che è in noi, mai. Lo avvicina.
Parliamoci, finché siamo in vita. Dopo non è detto che sia possibile.