Noi viviamo grazie a Dio, in un'epoca senza fede.
Una volta il rimorso veniva dopo, adesso mi precede.
Il cinema sta prevaricando sulla realtà e dà false informazioni sulla vita. Questo per il cinema corrente. Quello sperimentale dà false informazioni sui sogni.
La troppa familiarità con le cose sacre allontana forse da Dio. I sagrestani non entrano in Paradiso.
La satira ci rende fieri, come se ci riconoscesse uno stato civile artistico, un diploma che ci sollevi dalla mediocrità e dal grigiore delle parti secondarie.
Quando la vanità si placa l'uomo è pronto a morire e comincia a pensarci.
Viviamo in un'epoca di superlavoro e di sottocultura; un'epoca in cui le persone sono talmente laboriose da diventare completamente stupide. E, sebbene possa sembrare duro a dirsi, non posso fare a meno di dire che gente del genere merita la sua sorte.
La nostra epoca, senile e cancerogena, è la deviazione multipla di tutti i grandi propositi, opposti o confluenti, dal cui fallimento è sorta l'era con cui sono falliti.
Quando un'opera sembra in anticipo sulla propria epoca, significa semplicemente che la sua epoca è in ritardo nei suoi riguardi.
Che epoca terribile quella in cui degli idioti governano dei ciechi.
Un'epoca non più superstiziosa dicono, ma in compenso ipocondriaca.
La festa prima della fine, l'orchestra che suona e non smette di suonare, mentre il Titanic affonda, è più che l'immagine di un'epoca: è una metafora della storia, della vita stessa, di ciascuno e di tutti.
Sciagurati quei tempi in cui i matti guidano i ciechi!
Più si studia la vita e la letteratura, più si sente con forza che dietro ogni cosa meravigliosa c'è l'individuo, e che non è il momento che fa l'uomo, ma l'uomo che crea l'epoca.
I due punti più deboli della nostra epoca sono la mancanza di principi e la mancanza di immagine.