La stoltezza ha questo di proprio: ricomincia sempre da capo la vita.
In generale la giustizia è uguale per tutti, perché è utile nei rapporti sociali; ma in casi particolari, e a seconda dei luoghi e delle condizioni, risulta che la stessa cosa non è giusta per tutti.
Né la ricchezza più grande, né l'ammirazione delle folle, né altra cosa che dipenda da cause indefinite sono in grado di sciogliere il turbamento dell'animo e di procurare vera gioia.
Ciò che una volta presente non ci turba, nell'attesa ci fa impazzire.
Nulla basta a colui al quale par poco ciò che basta.
Il più gran frutto del bastare a sé stessi è la libertà.
Lo stolto non sa tacere.
Lo stolto, tra gli altri mali, ha anche questo: incomincia sempre a vivere.
Volesse il cielo che gli stolti e i dappoco fossero capaci dei più piccoli mali, purtroppo invece sono capaci anche dei più grandi.
Gli stolti vogliono vivere a lungo, ma non sanno godere una vita lunga.
Lo stolto non vede lo stesso albero che vede il saggio.
Il viaggiatore, se non incontra a tenergli compagnia uno migliore di lui o simile a lui, proceda decisamente da solo: con lo stolto non vi è compagnia.
Il cervello dello stolto digerisce la filosofia trasformandola in follia, la scienza in superstizione, l'arte in pedanteria. È da questo che nasce l'istruzione universitaria.
Stolto è colui che giudica gli uomini dal vestito o dalla condizione sociale.
"Questi figli sono miei, questa ricchezza è mia!", così pensando lo stolto è travagliato. ma se egli stesso non appartiene a sé stesso, quanto meno i figli, quanto meno la ricchezza!
Lo stolto è felice e infelice allo stesso modo che il saggio.
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