Lo stolto si meraviglia ad ogni discorso.
Nella notte, quando ha spento la vista degli occhi, accende a se stesso una luce; da vivo, mentre dorme, l'uomo si avvicina a un morto; da sveglio, si avvicina a uno che dorme.
Una cosa a tutto preferiscono i grandi: la gloria eterna rispetto alle cose caduche; i più invece pensano solo a saziarsi come bestie.
Unico e comune è il mondo per coloro che sono desti.
Tutto scorre, niente sta fermo.
Congiungimenti sono intero e non intero, concorde discorde, armonico disarmonico, e da tutte le cose l'uno dall'uno tutte le cose.
Lo stolto, tra gli altri mali, ha anche questo: incomincia sempre a vivere.
Lo stolto è felice e infelice allo stesso modo che il saggio.
Il cervello dello stolto digerisce la filosofia trasformandola in follia, la scienza in superstizione, l'arte in pedanteria. È da questo che nasce l'istruzione universitaria.
Più facile premunirsi contro la malvagità che contro la stoltezza degli uomini.
La stoltezza ha questo di proprio: ricomincia sempre da capo la vita.
L'uomo stolto ama stupirsi ad ogni parola.
Aver sempre ragione, farsi sempre strada, calpestare tutto, non aver mai dubbi: non sono queste le grandi qualità con cui la stoltezza governa il mondo?
Il paese di più incerti confini che sia nel mondo è quello della umana stoltezza.
Volesse il cielo che gli stolti e i dappoco fossero capaci dei più piccoli mali, purtroppo invece sono capaci anche dei più grandi.