Stolto è chi rinuncia ai beni che già ha, nella speranza di ottenerne di maggiori.
Gli dei aiutano quelli che si aiutano.
La favola insegna che quelli che tradiscono l'amicizia, anche se riescono a sfuggire alla vendetta delle vittime, per l'impotenza di queste, non possono in ogni caso sfuggire alla punizione del cielo.
Una volta che ha sperimentato la malvagità di qualcuno, il saggio non si lascia più ingannare dalle sue mosse.
L'aspetto esteriore è un povero sostituto del valore interiore.
Nessuno deve pensare che, nel corso della vita, tutto debba sempre andargli bene, perché la sorte è volubile e dopo un lungo periodo di sereno è inevitabile che venga il brutto tempo.
Volesse il cielo che gli stolti e i dappoco fossero capaci dei più piccoli mali, purtroppo invece sono capaci anche dei più grandi.
Il viaggiatore, se non incontra a tenergli compagnia uno migliore di lui o simile a lui, proceda decisamente da solo: con lo stolto non vi è compagnia.
Lo stolto non vede lo stesso albero che vede il saggio.
La stoltezza ha questo di proprio: ricomincia sempre da capo la vita.
Se lo stolto persistesse nella sua stoltezza diventerebbe saggio.
È meglio se sei un vagabondo e viaggi da solo, anziché ammuffire in compagnia degli stolti!
Con lo stolto non vi è compagnia.
Il paese di più incerti confini che sia nel mondo è quello della umana stoltezza.
Chi è savio per sé, bisogna che paghi per la stoltezza degli altri.
Il cervello dello stolto digerisce la filosofia trasformandola in follia, la scienza in superstizione, l'arte in pedanteria. È da questo che nasce l'istruzione universitaria.
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