È la fatica dell'uomo che nutre l'ozio alle donne.
È una cosa profittevole, se uno è saggio, sembrare folle.
Noi siamo i Fedeli dei Persiani partiti per la terra greca, i custodi della doviziosa reggia, ricca di molto oro, che lo stesso signore e re Serse, figlio di Dario, scelse come i più degni per l'età a sorvegliare il paese durante la sua assenza.
La morte è un destino migliore e più mite della tirannia.
Il più saggio dei saggi può errare.
Il successo: questo tra i mortali è un dio, anzi più che un dio.
Il lavoro deve produrre uomini prima che cose.
Con l'abitudine, il lavoro appare più leggero.
Mi piace di veder lavorare! È così che il lavoro diventa una consolazione.
Se fai il lavoro male, dopo magari non te lo fanno fare più.
Vogliamo scansare il lavoro. La persona del Cristo compì le conversioni più grandi quando era più stanco.
Alla mia età ho fatto il callo alla solitudine. Una solitudine, però, molto relativa, perché il lavoro riesce a riempire completamente la mia esistenza.
Legittimo è il desiderio del necessario, e il lavoro per arrivarci è un dovere: «se qualcuno si rifiuta di lavorare, non deve neanche mangiare».
Il lavoro allontana da noi tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno.
Ogni difficoltà è vinta dall'aspro lavoro, e dal bisogno che incalza nelle dure vicende.
L'autore loda il suo lavoro.