Esiste una "morale dei signori" e una "morale degli schiavi".
Si dimenticano molte cose del proprio passato e le si scaccia di proposito dalla mente: cioè si vuole che la nostra immagine, che irraggia dal passato verso di noi, ci inganni, lusinghi la nostra presunzione noi lavoriamo continuamente a questo inganno di noi stessi.
Chi soffre è una preda di tutti: di fronte ad un sofferente tutti si sentono saggi.
Si è stati cattivi spettatori della vita, se non si è vista anche la mano che delicatamente uccide.
Bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante.
Nel mondo non c'è abbastanza amore è bontà per poterne far dono anche a esseri immaginari.
Esiste una causa morale del mondo, per proporci uno scopo finale, conformemente alla legge morale; e per quanto questo scopo è necessario, altrettanto necessario ammettere quella causa: cioè che vi è un Dio.
Quando la morale viene fondata sulla teologia e il diritto su un'autorità divina, le cose più immorali, più ingiuste e più vergognose possono avere il loro fondamento in Dio e venir giustificate.
La morale è semplicemente l'atteggiamento che adottiamo nei confronti di individui che, personalmente, non ci piacciono.
La vera moralità non consiste nel seguire il sentiero battuto, ma nel trovare la propria strada e seguirla coraggiosamente.
La morale è ciò che resta della paura quando la si è dimenticata.
La morale non ha niente di divino, è una facenda puramente umana.
La moralità basata sulle idee o su un ideale è un male non mitigato.
Se la morale costruita sopra certo fondamento rovina, non bisogna credere finita la morale e disperarsi : bisogna scegliere nuovo terreno, scavare più addentro e rifabbricare.
I precetti morali sono spesso volti ad assodare il potere della classe dominante, spessissimo a temperarlo.