Predicare la morale è difficile, motivarla è impossibile.
Se nella vita siamo circondati dalla morte, così anche nella salute dell'intelletto siamo circondati dalla follia.
La tragedia consiste in questo: che l'albero non si piega ma si spezza.
Il genio ha maggior luce di un altro onest'uomo ma concentra questa luce, mediante una lente di un certo tipo, su un punto focale.
L'ambizione è la morte del pensiero.
Niente è così difficile come non ingannare se stessi.
Moralità. La teoria secondo la quale ogni atto umano deve essere giusto o sbagliato, e che il 99% di essi sia sbagliato.
La morale è la cattiva ipocrisia dell'invidia.
Occorre costringere le morali a inchinarsi soprattutto dinanzi all'"assetto gerarchico", occorre mettere di fronte alla loro coscienza la loro presunzione finché non giungano concordemente a rendersi conto che è "immorale" dire: "Quel che è giusto per uno deve essere giusto per l'altro".
La chiarezza morale permette di vivere a fondo la vita, di guardarla in faccia.
Il nostro amore, la nostra disposizione al sacrificio e all'abnegazione di noi stessi fruttificano solo se portati nei rapporti con i nostri simili. La moralità non può vivere e fiorire che nella vita pratica. Noi siamo responsabili anche per gli altri.
Esiste una "morale dei signori" e una "morale degli schiavi".
La moralità è l'istinto del gregge nel singolo.
La morale è la spina dorsale degli imbecilli.
La morale in Europa oggi è la morale del branco.
Ovunque la morale degli schiavi abbia il sopravvento, la lingua rivela una tendenza ad avvicinare l'una all'altra le parole "buono" e "stupido".