Che cos'è il piacere, se non un dolore straordinariamente dolce.— Heinrich Heine
Che cos'è il piacere, se non un dolore straordinariamente dolce.
L'esperienza è una buona scuola. Ma le sue rette sono più alte.
Ognuno dovrebbe perdonare i propri nemici, ma non prima che questi siano impiccati.
I saggi producono idee nuove, gli stupidi le spargono.
La persecuzione di "chi la pensa diversamente" è soprattutto monopolio del clero.
Ogni dolore che non distacca è dolore perduto.
Il dolore infierisce proprio là dove si accorge che non è sopportato con fermezza. Poichè il ringhioso dolore ha meno forza di mordere l'uomo che lo irride e lo tratta con disprezzo.
È sincero il dolore di chi piange in segreto.
Dietro la gioia e il sorriso ci può essere un temperamento ruvido, aspro e scaltro. Ma dietro il dolore non c'è che il dolore. L'angoscia, contrariamente al piacere, non si maschera mai.
I più grandi dolori sono quelli di cui noi stessi siamo la causa.
Temo il dolore fisico in quanto penso che esso possa limitare la mia libertà. Ho paura di non saperlo sopportare.
Ognuno dovrebbe rivendicare il diritto di esibire il proprio dolore.
Il fascino divino che avviene per mezzo della parola è generatore di piacere e liberatore dal dolore. La forza dell'incantesimo, accompagnandosi all'opinione dell'anima, la seduce e la persuade e la trasforma per mezzo del suo incanto.
Tu puoi tenerti lontano dai dolori del mondo, sei libero di farlo e risponde alla tua natura, ma forse proprio questa tua astensione è l'unico dolore che potresti evitare.
Anche il dolore è una medicina.