Nel cogliere il frutto della memoria si corre il rischio di sciuparne il fiore.
Un'opera che aspiri, per quanto umilmente, alla condizione di arte, dovrebbe portare in ogni riga la propria giustificazione.
Si dovrebbe andare oltre i limiti della normale sensibilità per influenzare profondamente le altre persone.
La vera vita di un uomo è quella che gli viene accordata nel pensiero degli altri uomini, per rispetto o per amore.
Pochi uomini si rendono conto che le loro vite, la vera essenza del loro carattere, le loro capacità e la loro audacia, sono soltanto espressione della loro fede nella sicurezza del loro ambiente.
Si scrive soltanto una metà del libro, dell'altra metà si deve occupare il lettore.
Dio ci ha donato la memoria, così possiamo avere le rose anche a dicembre.
La memoria della maggior parte degli uomini è un cimitero abbandonato, dove giacciono senza onori i morti che essi hanno cessato di amare.
La memoria non fa un film, la memoria fotografa.
A che giovano le memorie? Di noi muore la miglior parte, e non c'è memoria che possa resuscitarla.
Spesso dalle intenzioni sue l'uomo è sviato. Tutti i nostri propositi dipendono dalla memoria: se nascendo quindi sono robusti, poi si indeboliscono. Acerbo il frutto sta ben saldo al ramo; maturo, da sé cade, senza scuoterlo.
La memoria è tesoro e custode di tutte le cose.
La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé.
Nulla apre gli occhi della memoria come una canzone.
La nostra memoria allontana o avvicina i fatti, li arricchisce o li impoverisce, e li trasforma per farli rivivere. La memoria non è una raccolta di documenti depositati in buon ordine: essa vive e cambia, avvicina i pezzi spenti per farne di nuovo scaturire la fiamma.
La memoria è la continuità del tempo, permette alla conoscenza di proseguire.