Una morte è una tragedia, un milione di morti è statistica.
Chiunque occupi un territorio impone anche il suo sistema sociale.
La morte risolve tutti i problemi: niente uomini, niente problemi.
La modestia è l'ornamento del bolscevico.
Una singola morte è una tragedia, un milione di morti è una statistica.
Viviamo forse noi uomini per abolire la morte? No, viviamo per temerla e poi amarla e appunto per amor suo questo nostro po' di vita arde talvolta di luce così bella per qualche istante.
La morte dei giovani è un naufragio. La morte dei vecchi è un approdare al porto.
Chi non vuole morire non vuole vivere.
Il giorno che temiamo come ultimo è soltanto il nostro compleanno per l'eternità.
Per quanto bella sia stata la commedia in tutto il resto, l'ultimo atto è sempre sanguinoso. Alla fine, con una vanga si getta della terra sulla testa. Ed ecco fatto, per sempre.
Molte persone muoiono a venticinque anni e non vengono sepolti fino a quando non ne hanno settantacinque.
La morte è così poco temibile che proprio per merito suo non dobbiamo temere nulla.
La morte s'avvicina, e il suo rumore: Fratello, Amico, Ombra, cosa importa? È la morte la nostra unica porta per uscire da un mondo dove tutto muore.
Davanti a un feretro ci ricordiamo solo le cose buone e vediamo solo ciò che ci garba.
Di fronte a se stesso ognuno è immortale; può sapere che sta per morire, ma non potrà mai sapere che è morto.