A forza di chiamare questa cosa la mia vita finirò per crederci. È il principio della pubblicità.— Samuel Beckett
A forza di chiamare questa cosa la mia vita finirò per crederci. È il principio della pubblicità.
Le idee si assomigliano in modo incredibile, quando si conoscono.
Prima Danza. Dopo pensa. E' l'ordine naturale delle cose.
È un suicidio vivere all'estero. Ma come sarebbe essere a casa? Un persistente disfacimento.
Niente è più reale del niente.
È al mattino che bisogna nascondersi. La gente si sveglia, fresca ed efficiente, assetata d'ordine, di bellezza e di giustizia, ed esige la contropartita.
Le agenzie di pubblicità esprimono per la collettività ciò che i sogni esprimono per l'individuo.
La pubblicità fa più danni della pornografia perché unisce l'inutile al dilettevole.
Esiste una vita al di fuori dei cartelloni pubblicitari.
Ci sono enormi bilanci pubblicitari solo quando non c'è nessuna differenza tra i prodotti. Se i prodotti fossero davvero diversi, la gente comprerebbe quello migliore.
La pubblicità contiene le uniche verità affidabili di un giornale.
Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi è come se fermasse l'orologio per risparmiare il tempo.
Pubblicità. L'arte d'insegnare alla gente a desiderare determinate cose.
La moderna Cappuccetto Rosso, allevata a suon di pubblicità, non ha nulla in contrario a lasciarsi mangiare dal lupo.
La pubblicità ha soltanto una ragione d'essere: quella di agganciare la curiosità del pubblico con la massima originalità, la massima sintesi, il massimo dinamismo, la massima simultaneità e la massima portata mondiale.
La pubblicità è la più grande forma d'arte del XX secolo.