A forza di chiamare questa cosa la mia vita finirò per crederci. È il principio della pubblicità.— Samuel Beckett
A forza di chiamare questa cosa la mia vita finirò per crederci. È il principio della pubblicità.
È un suicidio vivere all'estero. Ma come sarebbe essere a casa? Un persistente disfacimento.
Si nasce tutti pazzi. Alcuni lo restano.
Il sole risplende: non ha altra scelta, nulla di nuovo.
Le donne sono straordinarie con la loro mania di far dormire gli altri nel modo in cui loro gli rifanno il letto.
Esiste una vita al di fuori dei cartelloni pubblicitari.
Anche Dio crede nella pubblicità; infatti ha messo campane in ognuna delle sue chiese.
La pubblicità ha soltanto una ragione d'essere: quella di agganciare la curiosità del pubblico con la massima originalità, la massima sintesi, il massimo dinamismo, la massima simultaneità e la massima portata mondiale.
La pubblicità insegna alla gente a non fidarsi del proprio giudizio. La pubblicità insegna alla gente a essere stupida.
La pubblicità è vecchia come il mondo. Infatti, come tutti sanno, cominciò il serpente a decantare a Eva le virtù della sua frutta.
Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi è come se fermasse l'orologio per risparmiare il tempo.
Le agenzie di pubblicità esprimono per la collettività ciò che i sogni esprimono per l'individuo.
La pubblicità fa più danni della pornografia perché unisce l'inutile al dilettevole.
La pubblicità e Hollywood tentano costantemente di penetrare l'inconscio di un vasto pubblico, non per capirne le menti, ma per imporre determinati sogni collettivi e sfruttarli a fini di lucro.