Non puoi fuggire le necessità, ma le puoi vincere.— Lucio Anneo Seneca
Non puoi fuggire le necessità, ma le puoi vincere.
Se il lamentarsi non risuscita nessuno, se il soffrire non muta una sorte immobile e fissa per l'eternità e la morte non ha mai mollato quel che si è preso, cessi un dolore in pura perdita.
L'ira trasforma nel suo contrario tutto ciò che è ottimo e giustissimo. Non consente che si ricordi di alcun dovere colui che da essa è posseduto: fa di un padre un avversario, d'un figlio un parricida, d'una madre una matrigna, d'un cittadino un nemico, d'un re un tiranno.
La vita senza una meta, è un vagabondaggio.
La punizione più grande per l'uomo perverso consiste nel dispiacere a sé e ai suoi.
È cosa egregia imparare a morire.
Le necessità primitive dei lavoratori sono un'assai più ricca fonte di guadagno che le raffinate necessità dei ricchi.
La necessità non conosce altra legge che la conquista.
La necessità è un male, ma non vi è nessuna necessità di vivere nella necessità.
La necessità impone la legge, ma non ne accetta alcuna.
Sembra esserci nell'uomo, come nell'uccello, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove.
La necessità non ha mai fatto un buon affare.
Niente è più necessario di ciò che non serve.
Non gli uomini solamente, ma il genere umano fu e sarà sempre infelice di necessità. Non il genere umano solamente ma tutti gli animali. Non gli animali soltanto ma tutti gli altri esseri al loro modo. Non gl'individui, ma le specie, i generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi.
Sarà quel che dev'essere, ma ciò che è una necessità per chi si ribella, è poco più che una scelta per chi vi si adatta di buon grado.