I quarant'anni sono la vecchiaia della giovinezza, ma i cinquant'anni sono la giovinezza della vecchiaia.— Victor Hugo
I quarant'anni sono la vecchiaia della giovinezza, ma i cinquant'anni sono la giovinezza della vecchiaia.
Tra la nutrice che allatta e il precettore che insegna vi è analogia. Talvolta, quest'ultimo è padre più del genitore stesso, come la nutrice è madre più della madre vera.
Sovente muta la donna e ben pazzo è colui che in lei confida; sovente la donna non è che piuma al vento.
La suprema felicità della vita è essere amati per quello che si è, o meglio, essere amati a dispetto di quello che si è.
I veri grandi scrittori sono quelli il cui pensiero occupa tutti gli angoli e le pieghe del loro stile.
Torturare un toro per il piacere, per il divertimento, è molto più che torturare un animale, è torturare una coscienza.
La seconda età ci toglie l'entusiasmo della prima e non ci dà la rassegnazione della terza.
Si diventa giovani a sessant'anni. Sfortunatamente, è troppo tardi.
Quando ci si preoccupa della propria età è un segno che non si hanno vere preoccupazioni.
I giovani hanno timori esagerati, i vecchi fiducie eccessive.
A trent'anni l'uomo si sospetta uno sciocco. Lo sa a quarant'anni, e riforma il suo programma; a cinquanta rimprovera i suoi tristi indugi, e si sforza di risolvere i suoi propositi di prudenza con tutta la magnanimità del pensiero. Risolve, e risolve ancora, e poi muore lo stesso.
I vent'anni sono più belli a quaranta che a venti.
La giovinezza è uno sproposito; la virilità, una lotta; la vecchiaia, un rimpianto.
Tutto ciò che è ancora bello a trent'anni, è triste a cinquanta e grottesco a sessanta.
Il tempo sarà anche galantuomo, ma l'età non è certo una gentildonna.
L'ultima età della vita non è senza gioia a chi può darsi ragione del perché sia vissuto.