I pregiudizi, amico, sono il re del volgo.
L'amicizia è il matrimonio dell'anima, e il matrimonio è passibile di divorzio.
La tolleranza è necessaria così in politica come in religione: solo l'orgoglio ci fa essere intolleranti.
Più a lungo indugiamo sulle nostre sventure, più grande è il loro potere di farci del male.
Un vecchio amore è come un granello di sabbia, in un occhio, che ci tormenta sempre.
Ci sono, tra noi, dei ciechi, dei guerci, degli strabici, dei presbiti, dei miopi, uomini dalla vista acuta o confusa, o debole o instancabile. Tutto questo è un'immagine abbastanza fedele del nostro intelletto.
I pregiudizi han più sugo, talvolta, dei giudizi.
Il consenso universale è già un pregiudizio.
I più pericolosi dei nostri pregiudizi regnano in noi contro noi stessi. Dissiparli è creatività.
Colui al quale i pregiudizi correnti non suonano paradossali, non ha ancora sufficientemente riflettuto.
Solo colui che fu messo in croce ebbe l'onore di portare i capelli lunghi senza essere chiamato drogato.
"Bene e male sono i pregiudizi di Dio" disse il serpente.
È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio.
Un'idea giusta nella quale ci si insedia, al riparo delle contraddizioni, come al riparo dal vento e dalla pioggia, per guardare gli altri uomini scalpicciare nella melma, non è più un'idea giusta, è un pregiudizio.
Pregiudizio. Opinione senza fissa dimora e priva di documentabili mezzi di sussistenza.
Il senso comune è quello strato di pregiudizi che si sono depositati nella mente prima dei diciotto anni.